A prima vista sembra che l’uomo stia semplicemente portando a spasso i suoi cani – ma la realtà è molto più inquietante.
Ogni sera, al crepuscolo, un uomo anziano vestito di nero attraversa i viali del Parco Silente, accompagnato da cinque cani. Sono di razze diverse: un mastino massiccio, un levriero esile, un pastore tedesco attento, un bulldog e un piccolo barboncino grigio. Non abbaiano mai. Non giocano. Camminano in perfetto silenzio, seguendo il passo dell’uomo come se conoscessero ogni svolta del sentiero a memoria.
I residenti del quartiere li hanno visti per anni. Alcuni dicono che li ricordano da quando erano bambini. Ma nessuno sa come si chiami l’uomo. Nessuno ha mai visto dove viva. E cosa più strana: i cani non sembrano mai cambiare.
Un giorno, una giovane fotografa di nome Elisa, appassionata di misteri urbani, decide di seguirlo. Scatta alcune foto da lontano, cercando di non farsi notare. Ma ogni volta che preme il pulsante della sua reflex, l’immagine viene sfocata, o del tutto bianca. Come se la macchina si rifiutasse di catturare ciò che vede.
Nonostante questo, Elisa continua a seguirlo per giorni. Finché una sera, il cielo si fa più cupo del solito e l’aria si carica di elettricità. L’uomo si ferma sotto un grande albero morto e guarda dritto verso di lei, come se l’avesse sempre saputo.
“Puoi vederli?” chiede con voce grave.
“Vedere cosa?” risponde Elisa, facendo un passo indietro.
L’uomo sorride. Non è un sorriso rassicurante. “I miei cani… non sono cani.”
Con un gesto della mano, lascia andare i guinzagli. I cinque animali si trasformano, allungandosi, deformandosi. Le loro forme diventano evanescenti, i loro occhi brillano di luce innaturale. Non camminano: fluttuano. Non ringhiano: sussurrano.
“Porto a spasso le anime dei morti irrequieti,” dice l’uomo, avanzando verso di lei. “Le raccolgo dove non trovano pace, e le conduco dove devono andare.”
Elisa cerca di scappare, ma si accorge che i suoi piedi non rispondono. Le voci dei “cani” si fanno più forti nella sua testa, come ricordi che non le appartengono. Uno alla volta, le creature le si avvicinano, annusandola non con il naso, ma con la mente. Stanno giudicando. Pesando la sua anima.
“Non tutti quelli che osservano possono tornare indietro,” sussurra l’uomo.
Quando Elisa si risveglia, è ancora nel parco. È sola. O così sembra.
Ma ora, ogni sera, si ritrova attratta dal viale. I suoi piedi si muovono da soli. E in lontananza, sente il suono di passi… e il tintinnio di cinque guinzagli.
L’uomo in nero ha trovato un nuovo conduttore.
E uno dei “cani” ha cambiato forma. Più piccolo. Con occhi spaventati.
Con i ricordi di Elisa.