A fine serata, quando la festa volgeva al termine, si fece avanti lentamente – RiVero

A fine serata, quando la festa volgeva al termine, si fece avanti lentamente

A fine serata, quando la festa volgeva al termine, si fece avanti lentamente. Beatrice non sapeva se doveva restare immobile o prendere sua figlia e fuggire. Ma era lui a venire verso di lei. Camminava con passo lento, incerto. Non sembrava più il gigante severo e inflessibile che l’aveva cacciata sei anni prima. Era solo un uomo stanco. Un uomo che forse aveva visto troppo, o che aveva vissuto troppo a lungo con una ferita mal chiusa.

Si fermò davanti a lei. Giovanna gli teneva la mano, felice, con la bocca sporca di torta e gli occhi che brillavano.

—Mamma, nonno è simpatico! Sa fare le ombre con le mani!

Beatrice guardò suo padre, incerta. Lui non disse nulla per lunghi secondi. Solo la fissava. Poi, con voce ruvida, abbassata come se stesse deglutendo un macigno, disse:

—Ha il tuo stesso sguardo, quando avevi la sua età.

La voce gli tremò, appena. Poi si girò verso Giovanna.

—Andiamo a prendere un’altra fetta di torta, eh, topolina?

Giovanna annuì, trascinandolo via, saltellando accanto a lui. E Beatrice rimase lì, con il cuore che batteva forte. Non era un abbraccio. Non era un perdono. Ma era qualcosa.

Da quel giorno, suo padre cominciò a cercare piccoli pretesti per “vedere Giovanna”. Portava i biscotti preferiti della bambina, si offriva di portarla al parco, di accompagnarla a scuola. Non parlava mai di Beatrice, non si scusava, non ammetteva errori. Ma cominciò a esserci.

La prima volta che andò a trovarle a casa, Beatrice mise sul tavolo due tazze di caffè. Lui la guardò, serio, poi disse:

—Mi ci è voluta mia nipote per ricordarmi che il sangue non si lava via. E nemmeno l’amore. Si può solo seppellire. Ma il cuore… se lo scavi bene, lo ritrovi.

Beatrice non disse nulla. Solo annuì. Una lacrima le scese senza che lei provasse a fermarla.

Oggi, Giovanna ha dieci anni. Va in bicicletta col nonno la domenica mattina. Beatrice ha una nuova vita, un nuovo compagno che ama anche la bambina come fosse sua. Ma suo padre resta lì. Una presenza imperfetta, ma presente.

Non le ha mai chiesto scusa davvero. Ma ogni gesto, ogni carezza data alla nipote, ogni sguardo silenzioso che si posa su di lei, è una parola mai detta, ma sentita.

E Beatrice ha capito che a volte, per amare di nuovo, bisogna smettere di aspettarsi parole giuste… e imparare a leggere i silenzi.

Оцените статью
A fine serata, quando la festa volgeva al termine, si fece avanti lentamente
“Perché mi hai messo al mondo?” – Il ragazzo provava vergogna per la sua anziana madre, ma un giorno tutto cambiò radicalmente.