A Los Angeles, la città dove l’eccesso è normalità e il lusso una divisa, persino il bizzarro ha i suoi limiti – RiVero

A Los Angeles, la città dove l’eccesso è normalità e il lusso una divisa, persino il bizzarro ha i suoi limiti

A Los Angeles, la città dove l’eccesso è normalità e il lusso una divisa, persino il bizzarro ha i suoi limiti. E quel limite, a quanto pare, lo hanno superato Kanye West e sua moglie Bianca Censori.

Tutto è cominciato con una cena al “L’Obsidienne”, ristorante d’élite famoso per il suo menù molecolare e il suo rigido dress code. La coppia si è presentata in una serata piovosa d’aprile: lui con una maschera nera coprente, lei con un body trasparente e sandali da piscina. Nessuna giacca, nessun pantalone. Solo pelle, curve e l’aria impassibile di chi sa di poter fare tutto.

Lo staff, paralizzato tra il rispetto per la fama e il panico per gli altri clienti, ha lasciato che si accomodassero. Ma in pochi minuti, l’intero locale si è trasformato: sguardi indignati, clienti che uscivano, una donna che ha coperto gli occhi al figlio di sei anni mentre urlava al maître.

La goccia è arrivata quando Kanye, prima del dolce, si è alzato e ha iniziato a trasmettere una traccia inedita dal suo telefono collegato via Bluetooth agli altoparlanti del locale, interrompendo la playlist classica.


Il giorno dopo, il proprietario di L’Obsidienne ha pubblicato un comunicato sui social:
“Il nostro ristorante è un tempio di rispetto, cultura e discrezione. Kanye West e Bianca Censori non sono più i benvenuti.”

Sembrava un caso isolato, ma era solo l’inizio.

Nel giro di tre giorni, altri cinque locali di alto profilo hanno seguito l’esempio, da New York a Miami.
“Basta spettacoli, vogliamo clienti, non performance.”
“Non possiamo accettare nudità come provocazione artistica durante una cena.”

Era nata una lista ufficiosa: The Banned Table, un elenco di locali che avevano deciso di vietare l’ingresso alla coppia più imprevedibile dello showbiz.

La reazione di Kanye non si è fatta attendere. In una diretta da uno studio oscuro, ha detto:
“Quando l’arte disturba i benpensanti, capisci di essere sulla strada giusta.”

Bianca, come sempre, era al suo fianco. Silenziosa, elegante, e… sempre meno vestita.

Ma mentre Kanye cavalcava lo scandalo come fosse una nuova hit, dietro le quinte qualcosa cambiava. Un giovane chef di origini marocchine, Ayman El-Karim, proprietario di un ristorante sperimentale nel deserto del Nevada, fece una mossa inattesa.

Pubblicò un invito pubblico:
“Kanye. Bianca. Venite a cena da me. Nudi o vestiti, poco importa. L’arte ha fame di spazi liberi.”

L’evento fu un circo. Giornalisti, curiosi, influencer accorsero come se si trattasse di un festival. Kanye e Bianca arrivarono in un outfit che sfidava le definizioni stesse di “abbigliamento”. Si sedettero. Mangiarono. Ridettero. Nessuna provocazione, solo presenza.

E il cibo? Sublime. Ayman li stregò con un menù a base di suggestioni:
– Zuppa invisibile (un piatto solo di aromi sprigionati al tavolo),
– Pane al vapore servito su pelle d’agnello,
– Una mousse al cioccolato da mangiare… con le mani.

Kanye, soddisfatto, applaudì con entusiasmo. Bianca, per la prima volta, parlò ai microfoni:
“La pelle non è scandalo. È la prima tela che abbiamo. Chi si scandalizza del corpo, ha paura della libertà.”

Quella frase diventò virale.

Il mondo dei ristoranti si divise: da una parte i puristi del bon ton e delle regole, dall’altra i nuovi ribelli della gastronomia. Alcuni ristoratori si aprirono al “movimento nudista-chic”. Altri organizzarono serate “No Fame Allowed”.

La moda, ovviamente, seguì. Nacque una linea di “quasi-vestiti” firmata CensoriX, e i social esplosero di outfit che lasciavano più scoperto che coperto.

Ma una cosa era certa: Kanye e Bianca avevano scosso, ancora una volta, un sistema troppo ordinato.

Оцените статью
A Los Angeles, la città dove l’eccesso è normalità e il lusso una divisa, persino il bizzarro ha i suoi limiti
Mia figlia mi ha mandato in una casa di cura, senza nemmeno sapere che la struttura era di mia proprietà. Allora ho deciso di darle una lezione.