– Abbiamo problemi con un cliente importante, e devo essere lì di persona. – RiVero

– Abbiamo problemi con un cliente importante, e devo essere lì di persona.

Il giorno dopo Oleg affermò di dover partire per un breve viaggio di lavoro. Lo comunicò a Larisa la mattina durante la colazione.

«Devo andare a Brașov per due giorni», disse osservando attentamente la sua reazione.
«Abbiamo problemi con un cliente importante, e devo essere lì di persona.»
Larisa alzò lo sguardo dal telefono e sorrise.
«Certo, tesoro. Sofia e io ce la caveremo come sempre.»
Oleg notò che Sofia, seduta in silenzio al tavolo, si irrigidì a quelle parole.
La bambina abbassò lo sguardo sul piatto e si rifiutò di mangiare.
«Sofia, non essere triste», disse Larisa con una voce dolce ma forzata.
«Avremo di nuovo del tempo solo per noi due. Sarà divertente, no?»
Sofia annuì senza entusiasmo, e Oleg sentì un peso al cuore nel vedere la paura negli occhi di sua figlia.

Dopo colazione fece le valigie e salutò entrambe.
Quando abbracciò Sofia, lei si aggrappò a lui con disperazione.
«Ti prego, non andare», sussurrò.
Ma Oleg le accarezzò i capelli e rispose a bassa voce:
«Fidati di me. Sono vicino.»
Uscì di casa, salì in macchina e guidò fino alla fine della strada.
Poi parcheggiò in un luogo appartato e attese.

Dopo un’ora, vide Larisa uscire dal vialetto con l’auto. La sua auto scivolò via con passo deciso, come se stesse andando verso una meta nota, mentre la sua mente era altrove. Oleg la seguì discretamente, mantenendo una distanza di sicurezza.

Larisa si fermò in un parcheggio nascosto dietro un grande edificio. Oleg rimase immobile nella sua auto, guardando attraverso il parabrezza. Dopo qualche minuto, vide un uomo alto e robusto avvicinarsi al veicolo di Larisa. L’uomo sorrise a Larisa, e lei rispose con un sorriso che Oleg non le aveva mai visto prima. Un sorriso che nascondeva qualcosa di oscuro. Si scambiarono una breve conversazione, poi l’uomo entrò nell’auto.

Il cuore di Oleg cominciò a battere più forte. Decise di non farsi scoprire, ma l’inquietudine lo assaliva. Cos’era questo segreto tra di loro? Perché Larisa sembrava così diversa? E perché non aveva detto nulla a lui?

Continuò a osservarli, ma la scena che stava per assistere avrebbe cambiato tutto.

Poco dopo, vide Sofia, la loro bambina, uscire da una porta sul retro dell’edificio. Non era sola. Un’altra figura la seguiva, un uomo vestito con una camicia bianca e occhiali da sole. Sofia sembrava tremare. L’uomo la prese per mano e la condusse via, ignorando che Oleg li stesse osservando.

Il mondo di Oleg crollò in un istante.

Non solo aveva scoperto il tradimento di Larisa, ma la sua mente corse a quella scena di ieri, quando Sofia gli aveva sussurrato, con voce tremante, quelle parole che Oleg non riusciva a dimenticare.

«Papà, se te ne vai, la nuova mamma mi darà di nuovo la medicina, salvami.»

Le parole di Sofia gli rimbombavano nella testa. Cosa significavano? Cos’era quella “medicina”? Oleg non riusciva a credere che Larisa avesse potuto fare una cosa simile, ma i suoi occhi lo stavano tradendo. La verità era davanti a lui.

Senza pensarci due volte, Oleg si lanciò fuori dalla macchina e corse verso l’ingresso dell’edificio, cercando di non farsi notare. Doveva fermarli. Doveva proteggere sua figlia.

Ma prima di entrare, sentì una voce alle sue spalle. Era Larisa. Si era accorta della sua presenza.

«Oleg, non entrare», disse, la voce tremante. «Non è quello che pensi.»
Oleg la guardò negli occhi, ma non riusciva a vedere la donna che aveva sposato. Era come se lei fosse cambiata. La sua preoccupazione per Sofia era diventata un’ossessione.
«Larisa… cosa sta succedendo?»
Larisa abbassò lo sguardo e sussurrò:
«Sofia non è tua figlia, Oleg. Lei è il risultato di… esperimenti. La medicina… è un trattamento per lei. Non dovevo dirti nulla. Non ora.»

Oleg sentì il gelo attraversargli il corpo. Aveva bisogno di risposte, ma la verità che gli veniva rivelata sembrava così irreale che non riusciva a respirare. Cosa stava accadendo alla sua famiglia?

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