La fedeltà non ha bisogno di parole, né di cerimonie. A volte, l’istinto puro vale più di mille occhi umani – RiVero

La fedeltà non ha bisogno di parole, né di cerimonie. A volte, l’istinto puro vale più di mille occhi umani

Nella cittadina di Reichenwald, tra i monti e le nebbie del sud della Germania, viveva un uomo solitario di nome Otto Krämer, un ex-guardaboschi ormai in pensione, conosciuto da tutti per la sua taciturnità e per il legame indissolubile con il suo pastore tedesco, Falk.

Ogni mattina Otto e Falk percorrevano i sentieri del bosco come un rituale silenzioso. Falk non era solo un cane, ma un’ombra, un guardiano e, si diceva tra i vecchi del paese, quasi una creatura soprannaturale per quanto pareva comprendere il mondo umano.

Un inverno, Otto morì improvvisamente nella sua baita, trovato giorni dopo solo grazie all’ululato incessante di Falk che attirò i soccorsi. Il paese pianse la sua scomparsa, e per rispetto si organizzò un funerale solenne.

Ma durante la cerimonia accadde qualcosa di impensabile.

Mentre il prete recitava le preghiere e la bara veniva avvicinata alla fossa, Falk iniziò a ringhiare. Non era un ringhio di dolore, ma di avvertimento. Con un balzo, il cane si lanciò sul feretro, abbaiando furiosamente e scalciando via i fiori che lo coprivano. I presenti, sconvolti, cercarono di trattenerlo, ma Falk era incontenibile.

Alla fine, il sindaco, colpito da quel comportamento così disperato e fuori luogo, ordinò di aprire la bara. Quando il coperchio fu sollevato, un’ondata di terrore attraversò la folla.

Il corpo che giaceva nella bara… non era Otto.

Il viso era stato truccato e i documenti scambiati, ma non per Falk. Lui sapeva. L’odore non mentiva.

Le indagini successive svelarono una verità ancora più cupa: un uomo scomparso da settimane, un senzatetto con cui Otto aveva parlato spesso e che era stato usato per inscenare una morte. Otto era stato rapito. Il movente era un antico terreno ereditato, oggetto del desiderio di una società immobiliare che voleva edificare sul bosco sacro che lui aveva protetto per decenni.

Grazie a Falk, Otto fu ritrovato ancora vivo, imprigionato in un capanno. Debole, ma salvo.

Il cane fu proclamato eroe nazionale e ricevette una medaglia dal presidente stesso. Ma Falk non sembrava interessato a onorificenze. Quando Otto fu portato a casa, Falk si sdraiò ai suoi piedi, come se nulla fosse accaduto. La sua missione era compiuta.

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