Il giorno dopo la mia carta non funzionava – RiVero

Il giorno dopo la mia carta non funzionava

Quando mio fratello e sua moglie si trasferirono nella nostra città, dissi subito di sì alla loro richiesta di stare da me “per qualche settimana”. Avevano perso il lavoro entrambi, dicevano, e dovevano “rimettersi in piedi”. Per i primi giorni sembravano grati, perfino gentili. Ma presto, qualcosa cambiò.

Mia cognata, Lidia, cominciò a fare commenti acidi su come gestivo la casa. Mio fratello Marco sembrava tornato quindicenne, incollato alla PlayStation che avevo comprato per mio figlio. Una sera, mentre cenavamo, Lidia chiese con naturalezza se potessero usare la mia carta di credito per “fare un po’ di spesa importante”.

Risi, credendo fosse uno scherzo. Quando capii che parlavano sul serio, dissi con fermezza:
“Mi dispiace, non posso permettermi di sostenere anche voi.”

Il giorno dopo la mia carta non funzionava.

Chiamai la banca. Mi dissero che erano stati effettuati acquisti per quasi 3.000 euro: elettronica, vestiti firmati, e persino un weekend in un agriturismo. La carta era stata usata online, da casa mia. Solo tre persone avevano accesso a quella carta: io, Marco, e Lidia.

Quando li affrontai, negarono tutto. Poi Lidia, con aria da sfida, disse:
“Che vuoi fare? Siamo famiglia.”

Quella frase mi gelò più della truffa.

Non risposi. Chiamai un amico avvocato e sporsi denuncia. Bloccai la carta, inviai copia delle transazioni, e feci installare una piccola telecamera sopra la scrivania dove tenevo i documenti. Nei giorni successivi, li lasciai tranquilli, fingendo di aver lasciato perdere.

Due settimane dopo, cercarono di fare lo stesso con la mia nuova carta. Stavolta, però, registrai tutto: Lidia frugava tra le mie carte, prendeva nota dei numeri, poi con calma, si collegava al mio computer.

Consegnai il video alla polizia.

La mattina dopo, li svegliarono due agenti. La faccia di Lidia mentre cercava di spiegare che “non era quello che sembrava” valeva più di ogni rimborso. Marco non parlava. Guardava il pavimento come un ragazzino che ha rotto qualcosa e sa che non lo riavrà più indietro.

Lidia fu condannata per frode e furto d’identità. Marco, che non aveva toccato direttamente la carta ma era complice, ricevette una pena sospesa e l’obbligo di risarcirmi.

Non li ho più visti. Ma a volte ricevo ancora email pubblicitarie per offerte di weekend romantici.

Le giro sempre al loro nuovo indirizzo.

Оцените статью
Il giorno dopo la mia carta non funzionava
– Abbiamo problemi con un cliente importante, e devo essere lì di persona.