Quando l’amore si fa a rate: ho sposato un marito o un socio in affari? – RiVero

Quando l’amore si fa a rate: ho sposato un marito o un socio in affari?

Cinque anni fa, mi sono sposata con Luca, un uomo che, nonostante i suoi 40 anni, sembrava avere la solidità e la serenità che avevo sempre desiderato. Io avevo 30 anni e il nostro matrimonio era iniziato in modo semplice, ma pieno di speranze. All’inizio vivevamo in affitto, e io contribuivo alla spesa comune con gran parte del mio stipendio, lasciandomi giusto qualche soldo per me stessa. Luca, invece, si occupava di pagare l’affitto con i soldi che raccoglievamo insieme. Sembrava un equilibrio giusto, un patto tacito che ci faceva sentire come una squadra.

Poi, un giorno, Luca mi propose di comprare una casa. Io ero entusiasta. Avremmo avuto un posto nostro, dove costruire un futuro. Abbiamo preso un mutuo e, con l’aiuto dei nostri genitori, siamo riusciti a coprire l’anticipo e i lavori necessari. Era un sogno che si stava realizzando, ma presto quella che sembrava una soluzione semplice divenne una fonte di incomprensioni. Luca mi chiese di continuare a versare la stessa somma che avevo dato per l’affitto, ma questa volta avremmo separato i conti: lui si sarebbe occupato del mutuo e delle bollette, mentre io avrei gestito la spesa quotidiana e i risparmi per le vacanze.

All’inizio mi sembrava strano, perché nella mia famiglia non si faceva così. Tutto era sempre stato condiviso, senza separazioni. Ma ho accettato, pensavo che fosse il modo migliore per gestire le cose. Col tempo, però, ho cominciato a sentire una distanza tra di noi, come se fossimo due persone che vivevano insieme senza più quella complicità che avevamo all’inizio. La gestione dei soldi sembrava essere sempre più una faccenda da fare con la testa e meno con il cuore.

Mi dava fastidio quando, se non avevo contante e Luca pagava la spesa, poi mi chiedeva sempre di restituirgli i soldi, come se fosse una transazione tra amici, non una cosa tra marito e moglie. Il mio cuore si stringeva ogni volta che mi ricordava un piccolo debito, come se la nostra relazione fosse diventata solo una questione di conti da saldare.

Poi è successo qualcosa che mi ha ferito profondamente. Un sabato sera avevamo deciso di ordinare una pizza. Avevo dimenticato di selezionare il pagamento con la carta, e gli ho chiesto di pagare in contante. Gli ho promesso che gli avrei restituito i soldi il giorno dopo. Ma, il giorno seguente, lui mi ha ricordato con molta calma che gli dovevo ancora 300 grivnie. Non riuscivo a credere che stesse facendo una cosa del genere. Mi sentivo in imbarazzo, e in quel momento ho capito quanto fosse cambiato tutto tra di noi. Non riuscivo a credere che un gesto così semplice, come una pizza, fosse diventato una questione di contabilità.

Luca non mi fa mai regali, nemmeno uno piccolo, né per il mio compleanno, né per altre occasioni. Mi sembrava che non ci fosse più quel desiderio di sorprendersi, di farsi piccoli piaceri a vicenda. Non riuscivo più a sentire l’amore che una volta c’era, solo numeri e cifre che non facevano che aumentarne la distanza. Mi sentivo sempre più sola, come se vivessi con un coinquilino, un socio con cui dividere una casa, ma non un compagno di vita.

Le domande cominciavano a tormentarci. Cosa sarebbe successo se fossi rimasta incinta? Avremmo affrontato la maternità come una squadra, o sarebbe stato un altro capitolo di discussioni finanziarie? Mi sentivo sempre più distante da lui, e il desiderio di continuare questa relazione si stava affievolendo. Mi chiedevo se tutto ciò valesse davvero la pena.

Luca e io non parlavamo mai di come ci sentivamo veramente. Non c’era più spazio per le emozioni, solo per le spese e i bilanci. Mi domandavo se fosse troppo tardi per tornare indietro. Se la mia paura fosse solo una fase, un momento di insoddisfazione, o se fosse davvero il momento di fare una scelta definitiva. Ma la verità era che non mi riconoscevo più in questo matrimonio, e nemmeno lui sembrava vedere la donna che aveva sposato. Non ero più la compagna che aveva sposato cinque anni prima.

Dentro di me, la domanda cresceva sempre di più: valeva ancora la pena continuare?

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L’amara verità