Un invito inaspettato: la sorpresa del banchetto che mi ha lasciato senza parole – RiVero

Un invito inaspettato: la sorpresa del banchetto che mi ha lasciato senza parole

Era un martedì pomeriggio come tanti, con la pioggia che scivolava lenta sui vetri del mio ufficio e il ticchettio della tastiera che faceva da sottofondo ai pensieri. La giornata era grigia, monotona, e io avevo già sorseggiato tre caffè senza ottenere la minima scintilla di energia. Quando vidi la busta rossa sul mio tavolo, pensai che fosse uno scherzo.

Non c’era nome del mittente, solo il mio, scritto a mano con una calligrafia elegante che sembrava uscita da un’altra epoca. Aprii la busta, incuriosita.

“Signora Livia Serra,

Siete cortesemente invitata a un banchetto esclusivo che avrà luogo questa sera alle ore 20:00 presso Villa Doria, via della Luna 13.

Vi preghiamo di non mancare. La vostra presenza è attesa.”

Con stima,
La Confraternita di Mezzanotte

Rimasi a fissare quelle parole per un tempo indefinito. Non conoscevo nessuna Confraternita di Mezzanotte, né avevo mai sentito parlare di Villa Doria, ma la curiosità, unita a un senso inspiegabile di attrazione, prese il sopravvento. Dopotutto, cosa avevo da perdere? La mia vita era ferma, ogni giorno uguale al precedente. Forse un po’ di mistero era proprio quello che mi serviva.

Alle 19:45 ero davanti al cancello di ferro battuto della villa. Sembrava abbandonata, ma una luce dorata filtrava da dietro le tende. Un uomo alto, in abito scuro e guanti bianchi, mi aprì senza dire una parola, limitandosi a un inchino. Mi fece strada lungo un corridoio adornato da candelabri antichi, mentre nell’aria aleggiava un profumo di spezie e legno bruciato.

La sala del banchetto era straordinaria: un lungo tavolo di quercia, fiori notturni che non avevo mai visto prima, piatti in porcellana nera e calici di cristallo fumé. Al tavolo sedevano già altre persone: uomini e donne di ogni età, vestiti elegantemente, ma nessuno parlava. Sembrava che tutti sapessero perché erano lì… tranne me.

Un cameriere mi accompagnò al mio posto, dove un cartoncino con il mio nome era già pronto. Nessuno parlò. Nessuno chiese chi fossi. E quando l’orologio a pendolo nella sala scoccò le otto, le porte si chiusero da sole, con un suono sordo che mi fece sobbalzare.

Una donna vestita di rosso cremisi si alzò in piedi. La sua pelle era pallida come il marmo, ma i suoi occhi brillavano di una luce antica.

“Benvenuti al banchetto,” disse con voce melodiosa. “Questa sera, ogni ospite riceverà ciò che più desidera. Ma attenzione: ogni desiderio ha un prezzo.”

Inizialmente pensai a una trovata teatrale. Un gioco di ruolo, forse. Ma quando il primo piatto fu servito, qualcosa cambiò.

Non era cibo comune. Erano ricordi.

Lo capii appena portai il cucchiaio alla bocca. Il sapore era quello del mare d’infanzia, delle estati con mio padre prima che morisse. Ogni boccone era un’immersione in qualcosa che credevo perduto. Le persone accanto a me piangevano in silenzio o sorridevano in estasi.

Ogni portata era più intensa della precedente: il profumo della giovinezza, il tocco di un amore finito, la voce di una madre mai conosciuta. Il banchetto non saziava lo stomaco, ma l’anima. Ed era proprio questo il problema.

A ogni piatto, sentivo di perdere qualcosa. Un nome, un volto, un dettaglio della mia vita reale. I ricordi si confondevano, e l’ebbrezza del passato rischiava di diventare prigione.

Fu allora che compresi il vero prezzo.

Chi si sedeva a quel tavolo poteva rivivere i momenti più belli della propria vita, ma rischiava di rimanerci intrappolato, dimenticando chi era, da dove veniva, e soprattutto, dove stava andando.

Mi alzai. Nessuno mi fermò. Forse era il mio test.

Attraversai la sala, il corridoio, e aprii la porta d’ingresso. Fuori, la pioggia era cessata. La città era tornata reale. Ma dentro di me, qualcosa era cambiato.

Non ho mai saputo chi mi avesse mandato quell’invito, né se la Confraternita di Mezzanotte fosse reale o un’allucinazione collettiva. Ma da quel giorno, ogni volta che desidero ardentemente qualcosa del passato, mi fermo un attimo a pensare:

Vale davvero il prezzo che potrei pagare per riviverlo?

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