I genitori si guardarono perplessi, poi lo seguirono fuori. Appena aprirono la porta del capanno, rimasero immobili. – RiVero

I genitori si guardarono perplessi, poi lo seguirono fuori. Appena aprirono la porta del capanno, rimasero immobili.

La pioggia cadeva silenziosa sui tetti del piccolo borgo toscano, mentre Leonardo, un ragazzo di undici anni dai grandi occhi curiosi, attraversava il giardino con passi leggeri. Stringeva qualcosa sotto la giacca: un batuffolo tremante, bagnato e impaurito.

Era quasi mezzanotte quando aprì con cautela la porta del vecchio capanno in fondo al cortile. Il legno scricchiolò, ma Leonardo sapeva già dove mettere i piedi per non fare rumore. Aveva preparato una scatola con una vecchia coperta e una ciotola d’acqua.

«Shh… tranquillo, piccolo. Ora sei al sicuro», sussurrò al cucciolo, accarezzandolo piano. Lo aveva trovato poche ore prima vicino al fiume, fradicio, infreddolito, abbandonato. Non poteva lasciarlo lì.

Il mattino seguente, i raggi dorati del sole filtrarono attraverso le tende della cucina. La madre di Leonardo, Sofia, stava preparando il caffè, mentre il padre, Marco, leggeva il giornale. Leonardo entrò con l’aria di chi sa di nascondere un segreto grande come una casa.

«Andate a vedere nel capanno…» disse improvvisamente, quasi senza fiato, gli occhi pieni di emozione.

I genitori si guardarono perplessi, poi lo seguirono fuori. Appena aprirono la porta del capanno, rimasero immobili.

Lì, in mezzo a coperte e cuscini rubati di nascosto dalla soffitta, c’era un cucciolo di pastore maremmano, con gli occhi dolci e il musetto curioso. Scodinzolava come se li conoscesse da sempre.

Sofia si portò una mano alla bocca. Marco si accovacciò lentamente.

«Ma… dove l’hai trovato?»

Leonardo raccontò tutto. La pioggia, il fiume, il cuore che non gli permetteva di lasciarlo indietro.

Ci fu un lungo silenzio. Poi Sofia sorrise, guardando il marito.

«Credo che la famiglia abbia appena guadagnato un nuovo membro.»

Il cucciolo abbaiò piano, quasi in segno di approvazione.

Da quel giorno, il capanno non fu più solo un vecchio ripostiglio. Divenne il rifugio dei giochi, delle carezze, dei sogni condivisi tra un ragazzo dal cuore tenero e un cucciolo che aveva trovato casa.

Se vuoi, posso anche tradurre questa storia in armeno o scriverne una versione diversa con lo stesso tema.

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I genitori si guardarono perplessi, poi lo seguirono fuori. Appena aprirono la porta del capanno, rimasero immobili.
Seguendo il consiglio della madre, il marito portò la moglie, esausta per la malattia, in un luogo remoto e selvaggio… E un anno dopo tornò a riprendersi la sua proprietà.