Mi accostai al bordo della strada e, con cautela, scesi dall’auto. – RiVero

Mi accostai al bordo della strada e, con cautela, scesi dall’auto.

Era una mattina come tante altre, con la nebbia che avvolgeva lentamente la campagna, facendo sembrare tutto sfocato e misterioso. Ero in viaggio, tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro. La strada solitaria si snodava tra gli alberi spogli, con la luce del mattino che filtrava a stento tra le nuvole grigie. Mi sentivo stanca, ma rilassata. La routine quotidiana era sempre un po’ monotona, ma in quel momento, non mi aspettavo che qualcosa di straordinario, o meglio, di inquietante, stesse per accadere.


All’improvviso, notai qualcosa di strano ai margini della strada. Un piccolo ammasso di ciò che sembrava, a prima vista, essere carne. Pensai fosse un animale investito, forse una piccola preda che qualcuno aveva lasciato lì. Il mio istinto era di ignorarlo e proseguire, ma qualcosa mi spingeva a fermarmi.

Mi accostai al bordo della strada e, con cautela, scesi dall’auto. L’aria era densa di umidità, e il suono del motore si perdeva nell’eco del silenzio. Mi avvicinai lentamente, incuriosita ma anche con una leggera sensazione di disagio. Ciò che giaceva a terra sembrava un ammasso di tessuti molli, ma stranamente, sembravano… cervelli.

O meglio, così pensai inizialmente. La consistenza, la forma, il colore: tutto suggeriva che quello fosse un gruppo di cervelli umani. Un brivido mi percorse la schiena. Chi, e perché, aveva abbandonato qualcosa del genere in mezzo alla strada?

Mi chinai, osservando con maggiore attenzione. Ma mentre mi avvicinavo, qualcosa mi fece gelare il sangue nelle vene. Non erano cervelli. O meglio, non lo erano completamente.

La superficie che avevo preso per il cervello sembrava muoversi lievemente. E non solo. A uno sguardo più attento, vidi che erano incastonati in qualcosa. Qualcosa di più grande, che respirava. L’ammasso era attaccato a una serie di filamenti sottili, simili a radici, che si intrecciavano sotto la terra, come se fossero vivi, come se appartenessero a un essere che non avevo mai visto prima.

Il mio cuore cominciò a battere più velocemente. Un panico improvviso mi invase. Non ero preparata a confrontarmi con qualcosa di così… innaturale. Mi alzai lentamente, il respiro corto, e iniziai a guardarmi intorno. Ma non c’era nessuno. Il silenzio era assoluto, come se il mondo intero avesse smesso di respirare.

Decisi di tornare rapidamente alla mia auto, ma mentre mi allontanavo, sentii un rumore dietro di me. Un fruscio leggero, come se qualcosa si stesse muovendo. Mi voltai, ma non vidi nulla. La mia mente cominciava a correre in mille direzioni. Cosa diavolo avevo appena visto? E cosa stava succedendo?

Quella notte, non riuscii a dormire. L’immagine di quel… “cervello” che respirava, che si muoveva, mi perseguitava. Decisi che dovevo sapere cosa fosse, se non altro per tranquillizzarmi. Il giorno dopo, tornai sul posto con una torcia e un paio di guanti, determinata a scoprire la verità.

Quando arrivai, il luogo dove avevo trovato quell’ammasso di carne non c’era più. Solo un piccolo solco nel terreno e qualche ciuffo d’erba calpestata. Non c’era alcuna traccia di quello che avevo visto.

Nel corso delle settimane successive, cercai informazioni, ma nessuno sembrava sapere nulla di simili avvistamenti. Tuttavia, sentivo che c’era qualcosa di strano in tutto questo. La sensazione di essere osservata mi seguiva ovunque, e ogni tanto, sentivo degli strani rumori provenire dal bosco vicino alla strada.

E così, lentamente, la verità si fece strada nella mia mente. Quello che avevo trovato non era solo un ammasso di carne, non era solo un cervello. Era qualcosa che apparteneva a un altro mondo, a una realtà che non doveva essere scoperta. Qualcosa che, da quel momento, sarebbe rimasta per sempre un mistero.

Non avevo mai raccontato a nessuno ciò che avevo visto. Eppure, sapevo che qualcosa di più oscuro si nascondeva lì fuori, tra le ombre della strada deserta, pronto a tornare quando meno me lo aspettavo.

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Mi accostai al bordo della strada e, con cautela, scesi dall’auto.
– Abbiamo problemi con un cliente importante, e devo essere lì di persona.