Nora Bell. Vivo in una fattoria di girasoli, in una valle dove i cellulari smettono di squillare e gli uccelli parlano più degli esseri umani.
Una volta il mio nome riempiva le locandine: Vivian Hart, la donna che fece piangere mezzo mondo in Settembre a Vienna e vinse un Oscar senza nemmeno ringraziare. La stampa la definiva “l’enigma più brillante di Hollywood”.
Odiavo ogni secondo.
Capitolo 2 – Il silenzio che cura
Ogni mattina alle 5 mungo due mucche e preparo il caffè con una moka sbeccata.
Nel pomeriggio, curo le api.
La sera, leggo libri dimenticati che trovo nei mercatini di paese. Nessuno qui sospetta nulla. Pensano che sia solo una donna sola con gli occhi stanchi e una voce che sembra aver conosciuto altri mondi.
Ed è vero.
Solo il mio cane, Jasper, conosce la verità. Lui c’era quando ho preso quel volo senza dire addio a nessuno. Quando ho cambiato nome, bruciato copioni, spento la luce.
Capitolo 3 – Il giornalista
Un giorno, mentre sistemavo il recinto, una macchina nera parcheggiò davanti al cancello.
Ne uscì un uomo sui quarant’anni, occhiali da sole, scarpe inadatte alla terra.
«Cerco la signora Bell,» disse.
«Dipende chi chiede.»
Mi mostrò un taccuino. «Mi chiamo Thomas Vale. Scrivo per The Atlantic. Sto seguendo una traccia. Pare che lei… beh, potrebbe essere Vivian Hart.»
Sorrisi. Ma dentro sentii la terra tremare.
«Ha sbagliato persona, signor Vale. Qui non ci sono star del cinema. Solo mucche e api.»
Lui annuì. Non insistette. Ma non se ne andò.
Capitolo 4 – L’intervista che non feci
Thomas prese in affitto una stanza in paese. Lo vedevo ogni tanto al mercato, poi al bar, poi davanti al mio cancello, seduto a leggere.
Alla fine, una sera, mi lasciò una lettera. La lessi alla luce tremolante della cucina.
“Non voglio la tua storia. Voglio solo sapere: è possibile lasciare tutto e non pentirsene mai?
Se la risposta è sì, allora domani me ne andrò.”
Non dormii. Ma non andai da lui.
La mattina dopo, la macchina nera era sparita.
Capitolo 5 – Le domande vere
A volte la gente chiede se mi manca il passato.
Mi manca la versione di me che credeva ancora che il talento bastasse. Mi manca mia madre, morta prima di vedere chi sarei diventata. Mi manca l’odore delle vecchie sale di doppiaggio e l’emozione prima di un primo ciak.
Ma non mi manca Vivian Hart.
Vivian era una maschera cucita addosso.
Nora, invece, è una donna che sa sporcarsi le mani. Che piange quando nasce un vitellino. Che canta ai campi anche se non c’è nessuno ad ascoltare.
Epilogo – Dove finiscono le stelle
Un giorno, mi trovai davanti allo specchio, il sole alle spalle e il viso segnato dal tempo.
«Tu eri famosa,» mi dissi. «Ora sei libera.»
Le stelle non cadono.
Si spengono con eleganza.
E trovano pace dove nessuno guarda in alto.