Il Lamento di Ombra – RiVero

Il Lamento di Ombra

Nel piccolo borgo di Collefreddo, dove le case avevano tetti rossi e il tempo sembrava essersi fermato, viveva Ombra, un cane nero dal pelo folto e lucido, occhi profondi e inquieti. Lo avevano chiamato così perché era arrivato in paese durante una notte di tempesta, comparso dal nulla come un’ombra. Nessuno sapeva da dove venisse, ma da allora non se ne era mai più andato.

Ombra non era mai stato aggressivo. Silenzioso, attento, camminava ogni giorno sulle stesse strade, si fermava davanti alla chiesa, poi al panificio, infine si accucciava nel parco vicino alla scuola. Tutti lo conoscevano. Alcuni lo accarezzavano, altri gli lanciavano qualche pezzo di pane. Ma nessuno lo temeva. Fino a quel giorno.

Era un pomeriggio d’autunno, l’aria odorava di pioggia e castagne arrostite. Ombra, come al solito, vagava tranquillo. Ma quando vide lei, impazzì. Una donna incinta, mai vista prima in paese, stava attraversando la piazza centrale. Camminava lentamente, accarezzandosi il ventre teso sotto un cappotto chiaro. Ombra cominciò ad abbaiare furiosamente, con un tono disperato, lanciandosi contro di lei ma senza toccarla, come a volerla fermare, come a voler dire qualcosa.

La donna si spaventò, gridò, e la gente accorse. Alcuni uomini cercarono di allontanare il cane, ma lui continuava a ringhiare, con il pelo dritto e gli occhi fissi sul ventre della donna. Qualcuno chiamò i carabinieri. Quando arrivarono, Ombra fu preso e portato via con la forza. Lei, tra i singhiozzi, disse che stava solo passando, di ritorno al suo paese più a sud, e che non sapeva spiegarsi il comportamento dell’animale.

Il giorno dopo, la donna fu trovata priva di sensi nella camera dell’albergo dove alloggiava. Portata d’urgenza in ospedale, si scoprì una verità agghiacciante: il bambino che portava in grembo era morto da giorni. Lei, dissociata dalla realtà, rifiutava la verità, convinta che il feto fosse ancora vivo. Aveva camminato per chilometri, vagando da sola, parlando al figlio mai nato.

I medici dissero che un’infezione gravissima si era diffusa nel suo corpo a causa della morte fetale non rilevata, e che ormai era troppo tardi. Morì poche ore dopo, tra il silenzio e lo sgomento di un paese intero.

Fu solo allora che alcuni iniziarono a ricordare lo strano comportamento di Ombra. Lui lo sapeva. In qualche modo, l’aveva sentito. Aveva cercato di fermarla, di salvarla. Non per paura. Non per rabbia. Ma per un istinto profondo, antico, che noi umani avevamo dimenticato.

Da quel giorno, Ombra scomparve così com’era venuto. Nessuno lo vide più. Ma ogni anno, il 17 ottobre, giorno della morte della donna, qualcuno giura di sentire un lamento sottile nelle vie deserte del paese. Un ululato basso, come di un cane che piange davanti a qualcosa che non è riuscito a salvare.

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